«È stato Mauro a essere colpito da quella maledetta bicicletta lanciata a 47 chilometri orari. Ma poteva essere chiunque. Poteva essere chiunque». Lo ripete più volte, Giuseppe Glorioso, papà di Mauro Glorioso, lo studente palermitano di Medicina a Torino, colpito lo scorso gennaio da una bicicletta elettrica lanciata oltre la balaustra di piazza Vittorio, che si affaccia sulla passeggiata dei Murazzi. Cinque ragazzi, di cui tre minorenni ora condannati in primo grado, lanciarono la bici su una folla di ragazzi in coda per entrare in un locale. Mauro è stato colpito al collo. «Non hanno mai chiesto scusa a mio figlio. Siamo davanti a un problema di perdita di valori – dice Glorioso – Mauro è stato vittima di un disagio giovanile che si rivela in tutta la sua tragicità quando si arriva ad atti estremi, dai suicidi alle bravate plateali che cambiano la vita delle persone».
Si batte per una generazione che è «bisognosa di valori culturali». E lotta per tutti i figli adolescenti vittime di violenza di bullismo e di baby gang, Giuseppe Glorioso, che ieri al teatro Biondo ha consegnato, per il premio Mondello, un riconoscimento speciale agli alunni della classe 3B dell’istituto Agnelli di Torino, autori di una letta indirizzata al figlio Mauro e scritta nell’ambito di un progetto dell’Arma dei carabinieri insieme alla Federazione delle scuole cattoliche e all’associazione Cavalieri di San Silvestro. «Quel che ti è successo ci ha fatto riflettere, bisogna imparare a dire di no alla logica del branco», scrivono i ragazzi. Mauro ha letto la lettera dal reparto di unità Spinale dell’ospedale Niguarda di Milano in cui è ricoverato. Le uniche parole che ha pronunciato sono «Questa è la banalità del male».
«Per mesi mio figlio è rimasto all’oscuro di tutto ciò che gli era successo, ha affrontato delle cure farmacologiche molto pesanti. Ma adesso sa ogni cosa, legge spesso internet. Sta vivendo un momento molto difficile, non potrebbe essere altrimenti. E noi gli stiamo accanto ogni giorno».