Al momento stai visualizzando Riflessione spitrituale

Riflessione spitrituale

Carissimi amici il titolo di questa Domenica, conosciuta come Domenica delle palme ci fa pensare al trionfale ingresso di Gesù in Gerusalemme e alle folle che lo attorniavano stendendo rami di ulivo e di palma dove doveva passare, acclamandolo come Messia.

Ma è giusto che parliamo anche di Domenica di passione perché subito dopo i canti e le acclamazioni, la liturgia ci parla di Cristo Gesù, nostro Salvatore fatto uomo ed umiliato fino alla morte di croce (2a lett.) ed il profeta Isaia ci fa ‘sentire’ la voce del Salvatore stesso che ci racconta, secoli prima dei fatti, la sua passione dicendo : “ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba, non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.” E subito dopo con il salmo 21 che continua a raccontare altri momenti della passione.

La liturgia poi con il Vangelo di Luca ci fa ascoltare il racconto della passione che anticipa, in qualche modo, i fatti del triduo pasquale e serve a confermare e consolidare in noi i sentimenti e le disposizioni d’animo che tutta la Quaresima ha favorito e suscitato in noi.
Ascoltando questo racconto pensiamo alle ingiustizie, ai tradimenti e agli errori che furono commessi tanti secoli fa a Gerusalemme. Ma di certo non possiamo considerare colpevole della morte di Gesù solo la folla che gridava il ‘crucifige’ davanti ai tribunali di Gerusalemme e lo insultava quando era in croce.
Sentiamo di essere colpevoli anche noi, oggi, in questa nostra situazione concreta. Sentiamo, senza sforzarci troppo, pesare sul nostro capo la colpevole debolezza di Pilato, divenuta tremendamente nostra.
Come la folla di Gerusalemme sentiamo d’aver anche noi preferito Barabba a Gesù o, addirittura preferito cose che che valgano molto meno di Barabba.

Meditare i fatti della passione di Gesù significa comprendere che essa è stata consapevolmente accettata da Gesù come si capisce dalla Sua preghiera nell’orto del Getsemani : ” …non la mia ma la Tua volontà sia fatta.”

Tuttavia solo con l’ottica della misericordia si afferra il significato di questa Sua scelta. Solo la luce della misericordia illumina l’oscurità del supplizio. Dopo l’ultima cena e la ‘terribile lotta interiore’ nell’orto del Getsemani, Gesù viene arrestato e poi ripetutamente consegnato di mano in mano per essere interrogato, giudicato, condannato.

Nelle tenebre della notte si creano forme di solidarietà nel male. Dal racconto risulta evidente che il male ha la capacità di deformare ogni cosa. Anche un gesto che umanamente parlando significa affetto e amicizia, come il bacio, viene stravolto nel suo significato diventando segno per il compimento dell’iniquità.

Luca descrive Gesù che in mezzo a tutti questi fatti e volti, superata l’angoscia e la ‘disperazione’ nel Getsemani (sudava sangue annota l’evangelista), domina la scena con solennità e compostezza, compiendo gesti che confermano, nonostante il contesto, la sua grande misericordia.
Lo sguardo di Gesù a Pietro dopo il canto del gallo è uno sguardo di amore, di perdono, di compassione e tenerezza; ed il pianto amaro di Pietro è pianto di pentimento che invoca perdono.

L’episodio di Barabba. Luca dice che causa dell’incarcerazione è l’accusa di rivolta e di omicidio. Viene liberato colui che toglie la vita, l’erede di Caino e al suo posto è condannato Colui che dà la vita. Poiché il Salvatore viene ucciso, mentre l’omicida viene salvato, già prima della morte di Gesù si compie l’efficacia della Sua passione affinché i condannati a morte e tutti gli uomini siano salvi.

Infine la crocifissione. Mentre i carnefici compiono il loro macabro ‘lavoro’ Gesù invoca per loro la misericordia del Padre.
Gesù è crocifisso tra due malfattori, di cui uno pentito che lì, in estremo, riceve il perdono : “oggi sarai con me in paradiso”. Solo la misericordia giustifica tali parole, le rende possibili e comprensibili.

La celebrazione della Domenica delle palme inaugura la settimana più importante dell’anno liturgico, quella che conduce alla celebrazione dei misteri della passione-morte-resurrezione di Gesù, il centro non negoziabile della nostra fede Cristiana. La fede in un Dio che in Gesù assume una carne umana per condividere con noi uomini l’umana debolezza, che porta alle estreme conseguenze la Sua solidarietà con l’umanità giungendo alla morte per coinvolgerla nella Sua resurrezione.

La fede Cristiana è ascoltare, vedere, gustare, toccare questo dono di sé che Dio mi fa nell’umanità di Gesù : non poteva darmi nulla di più. Per questo dopo la croce, c’è il silenzio di Dio. Non ha più nulla da dire, perché già Si È espresso tutto. C’è solo il grido di fede dell’uomo, che finalmente riconosce e adora il suo Signore. È l’inizio della creazione nuova.

Le liturgie di questa settimana ad iniziare da quella di oggi e soprattutto quelle del triduo : il giovedì sera; il venerdì pomeriggio; e il sabato notte; non ci chiedono di ragionare sui testi, di riflettere e approfondirli dal punto di vista esegetico, interpretativo. Ci chiedono semplicemente di ascoltare, di contemplare e di lasciar penetrare nei nostri cuori i misteri di Gesù, che vengono richiamati dalle parole e dai gesti delle celebrazioni stesse per tenerli molto da conto nella nostra vita e fondare su di essi la nostra fede in Gesù nostro Signore e Salvatore. BUONA FESTA DELLE PALME.

Don Luigi